Asteya o...Non Rubare le Sedie del Contadino!
Gli esperti di questa regola etica (Asteya) abitano in Val D'Ayas...vediamo come fanno...
La prima cosa che mi “chiama” quando arrivo in montagna é la camminata, che adoro ad anello (così non mi perdo), nella natura attorno a casa nostra con vista su chiese, mucche, montagne, cimiteri, fiumi e altro.
Questa volta, mentre passavo davanti alle due case Rascard lasciate in rovina, ho scoperto qualcosa di insolito. Lì abbandonate nel prato ho visto due sedie di legno, sedie rustiche, fatte a mano. Lasciate lì, come se due contadini post pausa, dopo un grappino e grido di “Al lupo!!”, fossero spariti nel nulla.
Immediatamente ho pensato:- Ma sono bellissime questi sedie! Sembrano abbandonate … starebbero proprio bene nella mia cucina, magari la prossima, se fossero ancora lì, me le potrei portare a casa!
Poi ho pensato: Ma ti rendo conto? Sei matta! Non puoi!
Una delle regole etiche fondamentale di Patanjali nel suo Yoga Sutra è Asteya cioè non appropriarsi delle cose degli altri. Le sedie non sono dunque mie.
Mi stupisce come, nonostante io insegni da più da ventanni, nonostante io conosca, condivida e pratichi (imperfettamente) le regole etiche di Patanjali, alle volte comunque mi scatta un pensiero come quello che vi ho descritto dove fuori da nulla, Asteya viene spodestata dalla sua nemesis: il desiderio di accumulare ( aparigraha in sanscrito… for another post!)
Asteya, seconda me, è particolarmente sentita nella comunità montana che frequento: qui sono esperti. C’è un rispetto per gli oggetti degli altri molto marcato, vissuto in modo molto serio. Non si toccano le cose degli altri. Punto.
È stato per me un po’ sconcertante quando tre anni fa ho cominciato ad inserirmi nella comunità, non ero abituata al modo di vivere il rapporto che bisogna avere con gli oggetti altrui. Ecco tre esempi che mi hanno lasciata perplessa:
1. Iniziamo subito con entusiasmo (con poca skill e senza attrezzatura) a pulire il nostro giardino/giungla e la vicenda diventa subito faticosa. Vedo appoggiato alla fontana comunale un rastrello e dico al nostro vicino di casa:- Prendo in prestito un attimo quel rastrello e poi lo riporto. Lui mi guarda con due occhi sgranati e mi dice:- Ehi nooooo, … meglio di no! Piuttosto torno a casa e ti lo presto il mio, mi raccomando, lascia quello lì esattamente dove si trova”.
2. C’è un orto molto scomposto ma molto prolifico della nostra vicina di casa ed esce la notizia nella frazione che dal suo orto mancano ben DUE zucchine (giuro che non sono stata io!).
3. Ormai da un anno, percorrendo spesso il solito sentiero, vedevo sempre un vecchio tronco lasciato sotto un albero di noce, incavato, coperto di muschio, colmo di melma e di foglie. Suggerisco a C., il vicino di casa, di trascinarlo fino alla frazione per riempirlo di fiori e mostrarlo nella piazzetta per la sua bellezza. Mi dice:-
“Ma…stai parlando di quel tronco dietro l’ultima curva, prima della fontana, vicino al Noce?”
“Esatto!” Dico io, convinta che anche lui avesse avuto la stessa idea geniale. C., con il mento basso mi guarda da sopra gli occhiali e, un po’ in imbarazzo, mi dice che quel tronco è:- “...di Stefano, il figlio di Giovanni, il cugino di Maria (moglie del macellaio) e il marito della barista a Brusson …. Quello non si tocca!”
Inizialmente, nella mia ignoranza, pensavo che questi fatti avessero a che fare con un blocco psicologico loro, quasi fosse una bramosia di possedere invece mi sbagliavo perché, dopo tre anni vissuti con loro, la loro generosità è stata dimostrata time and time again.
Già trovo gli italiani un popolo generoso ma qui vanno ancora oltre. La questione era un’altra: capisco ora che il loro atteggiamento verso gli oggetti è molto più Sattvic* rispetto a quello che immaginassi e anche più Sattvic rispetto a chi vive in città per tre possibili ragioni :
1. Poche generazioni fa qui erano poveri, questa non è una zona come Champoluc, resa ricca per la stagione sciistica e per il turismo. Erano tutti contadini e artigiani, altro che manager di alberghi di lusso e multi-proprietari di appartamenti in mostra su Airbnb … .
2. E perciò….ogni oggetto posseduto doveva essere guadagnato duramente con lacrime sangue e sudore.
3. Quindi... ogni oggetto è in qualche modo sacro, o almeno prezioso in quanto merita cura, attenzione e va tutelato.
A differenza mia che abito in una città e in una zona benestante dove tutto è un po’ usa e getta e facilmente ricomperabile e facilmente dimenticabile e facilmente … prestabile.
Forse la facilità con cui presto o do via le mie cose, nasconde altro: non è sempre una generosità “sentita”. In una città come (centro) Milano, potrebbe essere che la comodità e l’agiatezza che godiamo impoverisce lo scambio: rischio di sapere il prezzo di tutto ma il valore di nessuna cosa.
Tornando ad ASTEYA e il non prendere le cose degli altri mi chiedo: ci sono altri ragioni per cui sono così bravi qui in montagna? Una mia allieva (grazie Sara!) ha sottolineato che in una comunità piuttosto ridotta come quella di Challand Sant Victor*, tutti sanno chi è il proprietario del tronco abbandonato, delle sedie dietro il Rascard e del rastrello vicino alla fontana. Un fatto che rende il rubare qualcosa che ferisce più profondamente sia il derubato sia il ladro. Il giudizio del derubato qui in montagna pesa più che in città e il ladro si becca un anatema auto-inflittosi.
In Montagna non c’è la libertà di prendere o prendere in prestito quello che vuoi. La libertà deriva invece dal fatto che puoi lasciare le cose dove vuoi (!) sapendo che domani le troverai ancora lì.
E’ una questione di fiducia nel prossimo. Le cose degli altri vengono protette da tutti. Questo è un Asteya vissuto e praticato. I have a lot to learn.
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Ps. Un Audio di questo post sarà prossimamente disponibile nella sezione “PODCAST”
Ps. Volevo sottolineare che la generosità degli abitanti della zona (non solo nella nostra frazione) è immensa, ho infatti ricevuto (quello nelle foto più) :
un frigo
25 taglieri (dal un falagname in pensione….dati ognuno in una situazione diversa)
una scala
una sedia a dondolo
Le calze della nonna
un scacciacane
un mestolo
un divanoletto
due tavoli
una wok
un mestolo
un paio di ciabatte
Verdure, ogni volta che vado c’è, stagione permettendo, un vassoio di verdure che ci aspettano dall’orto di qualcuno
della legna tagliata
fiori e piante
dei bastoni per camminare lavorati a mano
un grembiule
una campanella
del cibo
Un invito a un battessimo
tempo
lavoro
ma c’è talmente generosità che è impossibile nominarla e dirvela tutta.
*sattva= uno dei 3 elementi che costituiscono la materia, incluso la nostra mente. Quando questo è dominante in un individuo le qualità come saggezza, tranquilità, contentezza, senso di pace si manifestano.
Grazie a Simona Confalonieri per il suo aiuto nella prima lettura di questo post e correzioni dei miei sbagli più gravi!