L'età sperimentale è un cortometraggio di Erri De Luca e, causalmente, come casualmente m'è capitato il mio stato di salute così fragile nei giorni che stanno scorrendo, l'ho appena visto quasi in contemporanea coll'ascolto del Vostro audiointervento.
La mia malattia (una comunissima influenza sebbene piuttosto aggressiva con me) m'ha ahimè fatto capire quanto ancora io mi sia poco abituato a considerare che, anch'io ormai avendo sfondato le porte del mezzosecolo ..., il mio bagaglio di "forze" non sia oggi così completo com'era prima e quanto invece debba prendere in considerazione una dimensione più dilatata del tempo che ho a disposizione.
Io son naturalmente sprovvisto di quella "grazia" che V'è propria com'è propria delle persone che maggiormente, posso dirlo? invidio epperò, s'altresì m'è consentito, quella perdita di elasticità dei tessuti fa sì che il sorriso, paziente certamente e soprattutto memore delle esperienze inesorabilmente acquisite, rimarchi la nostra espressione per maggior tempo.
Alla parola "grazia", che qui unisco alla parola "esperimento", in effetti mi vien d'associare l'azione del sorridere poiché è il tempo in cui, in effetti, non dovremmo più avere quella certa ansia del risultato quanto, piuttosto, quel gusto a voler approfondire in intensità e tempo, appunto, codesto nostro esperimentare dei nuovi spazi, dei nuovi modi, dei nuovi ritmi.
Eh, grande prof! ... che dire? faccio sempre una gran confusione ma, appunto, oramai ben inoltrato nel comune (qui davvero mi sfugge un bel sorriso ...) cammino al trotto del terzo cavallo, conservo ancora una volta il mio sguardo curioso al mio oggi, al mio domani, al mio dopodomani, ...
Nel mio infinitesimale, grande prof., io Vi resto inutilmente grato per quel poco che m'è dato comprendere rispetto i Vostri interventi,
Grande Prof!
L'età sperimentale è un cortometraggio di Erri De Luca e, causalmente, come casualmente m'è capitato il mio stato di salute così fragile nei giorni che stanno scorrendo, l'ho appena visto quasi in contemporanea coll'ascolto del Vostro audiointervento.
La mia malattia (una comunissima influenza sebbene piuttosto aggressiva con me) m'ha ahimè fatto capire quanto ancora io mi sia poco abituato a considerare che, anch'io ormai avendo sfondato le porte del mezzosecolo ..., il mio bagaglio di "forze" non sia oggi così completo com'era prima e quanto invece debba prendere in considerazione una dimensione più dilatata del tempo che ho a disposizione.
Io son naturalmente sprovvisto di quella "grazia" che V'è propria com'è propria delle persone che maggiormente, posso dirlo? invidio epperò, s'altresì m'è consentito, quella perdita di elasticità dei tessuti fa sì che il sorriso, paziente certamente e soprattutto memore delle esperienze inesorabilmente acquisite, rimarchi la nostra espressione per maggior tempo.
Alla parola "grazia", che qui unisco alla parola "esperimento", in effetti mi vien d'associare l'azione del sorridere poiché è il tempo in cui, in effetti, non dovremmo più avere quella certa ansia del risultato quanto, piuttosto, quel gusto a voler approfondire in intensità e tempo, appunto, codesto nostro esperimentare dei nuovi spazi, dei nuovi modi, dei nuovi ritmi.
Eh, grande prof! ... che dire? faccio sempre una gran confusione ma, appunto, oramai ben inoltrato nel comune (qui davvero mi sfugge un bel sorriso ...) cammino al trotto del terzo cavallo, conservo ancora una volta il mio sguardo curioso al mio oggi, al mio domani, al mio dopodomani, ...
Nel mio infinitesimale, grande prof., io Vi resto inutilmente grato per quel poco che m'è dato comprendere rispetto i Vostri interventi,
genuflessamente,
andrea
prendi cura di te! Con grazia :-)